Mercato San Severino (SA) foto del 1800

Approfondimento tratto dalla Relazione “LA PREVENZIONE MEDICA NELLA STORIA ITALIANA: DALLA POLIZIA MEDICA COERCITIVA ALLA SANITA’ PUBBLICA “SEMPLIFICATA” presentata da Domenico Della Porta, già Medico Provinciale di Salerno e Direttore del Dipartimento di Prevenzione ASL Salerno,  al 49° Congresso Internazionale della Storia della Medicina tenutosi a Salerno dal 9 al 12 ottobre 2024. E’ stata di fondamentale importanza la documentazione messa a disposizione da un discendente di Giovanni Terrone, l’ingegnere Francesco Terrone, sempre residente a Mercato San Severino, località Piazza del Galdo.

Ad un medico originario di Spiano di Mercato san Severino, in provincia di Salerno, Giovanni Terrone, vissuto nei primi anni del XIX secolo a Napoli, capitale del regno delle Due Sicilie, anche se in maniera inconsapevole, tocca la primogenitura dell’Ecologia.

La lungimiranza di Giovanni Terrone lo portò a studiare e a mettere in pratica, nella qualità di vice Protomedico del Regno, “la correlazione della salute umana con l’ambiente in cui esso viveva, soffermandosi sugli aspetti fisici del territorio, sui costumi delle donne e degli uomini, sui modi di vita, sugli aggregati sociali, sulle condizioni economiche” documentando  e riportando le sue osservazioni nella seconda edizione della sua opera “Trattato di materia medica” pubblicato nel 1843 a Napoli dallo Stabilimento Poligrafico di Corte.

Terrone, nato a Spiano nel 1792, si stabilì a Napoli il 1821 in via Stella 98, laureandosi in Medicina nella locale Università il 9 gennaio 1827. Morì nella stessa città nel 1857 all’età di 65 anni.

La sua attività si svolse alle dirette dipendenze della Corte del Regno di Napoli con uno stipendio di 240 ducati al mese (pari ad oltre 11.000 euro), con la qualifica di vice Protomedico. La funzione del Protomedicato era quella di vigilare sugli “esercenti le arti sanitarie, controllare l’igiene pubblica e i luoghi di ricoveri, delimitare il diffondersi delle malattie infettive”. In pratica quello che oggi viene svolto dai Dipartimenti di Prevenzione delle ASL.

I suoi appunti, che gli consentirono di essere nominato vice protomedico, furono acquisiti durante il viaggio di 6 sei giorni da Napoli a Cosenza, fatto, alcuni mesi dopo il conseguimento della laurea, a luglio 1827, con il suo direttore e mentore Michele Tenore, prefetto dell’Orto Botanico di Napoli, insieme allo zoologo Luigi Petagna, direttore del Museo Zoologico di Napoli. Anche senza mai citare il termine PREVENZIONE, perché, all’epoca, non in uso nella pubblicistica medica, Terrone, nei suoi scritti, ha sempre orientato le tematiche trattate puntando al rimedio, alla difesa, alla protezione, alla precauzione della salute umana.

La contestuale presenza di un naturalista, di un medico e di un esperto del mondo animale, lo zoologo, consentirono al Terrone di sviluppare le sue conclusioni, che oggi sono considerate un primissimo esempio dell’applicazione della, ECOLOGIA, termine coniato solo nel 1866 dal biologo tedesco Ernst Philipp Haeckel per descrivere, appunto, i fenomeni scientifici che studiano le condizioni di esistenza degli essere viventi (Ecosistemi).

Giovanni Terrone durante la sua attività, per rafforzare i suoi interventi finalizzati a preservare la salute della comunità, non esitò a rilanciare quanto fu introdotto nel Regno delle Due Sicilie nel 1751 attraverso un documento in cui veniva istituita la Polizia medica.

Fu avviato, in poche parole un più stretto rapporto fra medicina e politica: 

Nel documento reale veniva precisato: “Questa scienza è nuova […]. La sua utilità è tanto evidente, che in meno di cinquanta anni è stata adottata da tutta l’Europa; esempio forse unico nella storia delle invenzioni umane […]. Lo scopo della polizia medica è doppio:

  • talora presta i lumi della medicina ai bisogni della legge, ed allora è medicina forense; (Medicina Legale)
  • tal’altra dirige le operazioni del governo ad evitare le malattie, ed è medicina politica. (Sanità Pubblica).

Questa seconda parte del documento, utilissima dappertutto, è indispensabile nel nostro regno, dove le acque stagnanti, e l’ardor naturale del clima, rendono frequentissime e perniciosissime le malattie epidemiche, endemiche, sporadiche ecc.”

Con la disponibilità di guardie reali dedicate al suo ufficio, Terrone applicava metodi coercitivi per chi non rispettasse gli editti che venivamo proclamati dal protomedico dell’epoca, suo superiore gerarchico, marchese Garofalo, consistenti nella reclusione o pagamento di consistenti sanzioni.

Le stesse punizioni venivano adottate per le persone che sfuggivano alle vaccinazioni.

A Terrone sono attribuite anche le prime iniziative a difesa dei minorenni impegnati in lavori poco consoni all’età.

Nella metà del secolo XIX il fenomeno della partecipazione dei fanciulli al mondo del lavoro assunse rilevanti proporzioni: s’impiegavano bambini di età inferiore ai 9 anni, 8 e perfino ai 7 anni, soprattutto perché costavano meno di un terzo del salario dell’adulto e le famiglie lo accettavano, in quanto consentiva loro di incrementare, seppure in quantità minima, l’esiguo reddito familiare ed arginare, sia pure lievemente, la miseria.

Anticipando di oltre 40 anni la prima legge di tutela del lavoro dei minorenni del regno d’Italia, la n.3657 del 1886, Terrone specificò nel suo Trattato di materia Medica del 1843, la pericolosità, per i cd fanciulli, del lavoro “svolto negli opifici e nelle cave”, vietando il loro impiego in tutte le attività “fino al compimento di 11 anni”.