L’intelligenza artificiale possiede un potenziale straordinario per rivoluzionare il settore sanitario, migliorando l’assistenza, l’efficienza e l’esperienza del paziente in ambito sanitario.

Tuttavia, è fondamentale utilizzarla in modo responsabile, con un quadro politico e di supervisione adeguato che affronti i rischi e le sfide. Solo così potremo garantire che l’intelligenza artificiale sia utilizzata a beneficio di tutti, creando un sistema sanitario più equo, efficiente e centrato sul paziente.

L’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, entità internazionale di 38 stati che si occupa di politiche economiche (Ocse) ha
pubblicato un interessante documento in merito all’utilizzo dell’intelligenza artificiale in sanità, tracciandone i “solchi positivi”, rappresentati dai benefici e dalle opportunità, nonché “i solchi negativi”, ossia i sempre presenti rischi che attanagliano tale importante (e impattante) tecnologia.

Per l’Ocse, l’intelligenza artificiale ha lo straordinario potenziale per portare a un miglioramento della salute dei pazienti, a un aumento della produttività degli operatori sanitari e, per finire, alla creazione di esperienze sanitarie “patient-based”, ossia incentrate sul paziente.

“Per quanto riguarda il miglioramento della salute, l’intelligenza artificiale può analizzare grandi quantità di dati sanitari, ha precisato Gennaro Sosto, vicepresidente vicario nazionale  di Federsanità ANCI e direttore generle ASL Salerno, identificando modelli e tendenze che sfuggono all’occhio umano.

Ciò può portare a diagnosi più precise, trattamenti personalizzati e una migliore prevenzione delle malattie.”

Per quanto attiene l’aumento della produttività degli operatori sanitari, l’intelligenza artificiale può “automatizzare” le attività amministrative “ripetitive”, lasciando ai medici del tempo prezioso che può permettere loro di concentrarsi maggiormente sui propri pazienti, salvaguardando e migliorando la loro salute nel percorso di salute e sicurezza sul lavoro.

Questo si traduce in una migliore qualità dell’assistenza sanitaria e una maggiore soddisfazione del paziente, ha sottolineato Fabrizio D’Alba, Presidente di Federsanità ANCI nazionale e direttore Generale del Policlinico “Umberto I°” di Roma.

Non a caso la nostra Confederazione è convinta che la formazione finalizzata all’introduzione di nuove tecnologie, non costituisce soltanto una risposta all’esigenza delle aziende sanitarie di formare e mantenere costantemente aggiornati i suoi professionisti, ma corrisponde ad una mission precisa che considera la formazione come il perno intorno a cui promuovere l’innovazione organizzativa.

Attraverso Federsanità Academy, ha precisato D’Alba, la formazione rappresenta, infatti, una risorsa e una crescita per tutto il sistema dell’assistenza sul territorio, quando risponde alle esigenze di crescita e perfezionamento specialistico, modellandosi su standard operativi allineati con le pratiche più avanzate e innovative oltre che scientificamente fondate.”

Infine, per ciò che riguarda le esperienze sanitarie incentrate sul paziente, l’intelligenza artificiale può personalizzare l’esperienza sanitaria, creando percorsi di cura adatti alle esigenze individuali.

Per esempio, l’utilizzo di chatbot basati sull’intelligenza artificiale possono rispondere alle domande dei pazienti, fornendo loro supporto emotivo e facilitando l’accesso alle informazioni.

L’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale in sanità presenta alcuni rischi da non sottovalutare, che vanno dalla possibile presenza di algoritmi “distorti”, violazioni di sicurezza dei dati (data breach) e da potenziali problematiche
connesse ai posti di lavoro
.

I sistemi di intelligenza artificiale memorizzano frequentemente grandi quantità di dati sanitariViolazioni connesse a queste tipologie di dati, “particolari” (o sensibili), ai sensi del GDPR, l’Autorità Garante della Privacy,  potrebbero avere conseguenze gravi, con una quantità elevata di informazioni

Oltre ai rischi e alle sfide, l’Ocse affronta i temi legati all’etica, alla privacy e all’autonomia dei pazienti. In merito all’etica, come abbiamo accennato, l’accesso “diseguale” all’intelligenza artificiale potrebbe esacerbare le disuguaglianze già esistenti in campo sanitario. I pazienti di aree remote o a basso reddito potrebbero non avere accesso alle ultime tecnologie di intelligenza artificiale disponibili sul mercato.

È fondamentale che i pazienti mantengano il controllo sulla propria salute e che le loro decisioni siano rispettate da ambo le parti (per esempio, nel rapporto medico-paziente).