Con l’avvio il primo gennaio prossimo nella provincia di Salerno della sperimentazione da parte dell’INPS del nuovo Decreto Disabilità, che entrerà in vigore nel nostro Paese dal 2026,  la sicurezza e l’accessibilità sul posto di lavoro diventano aspetti di fondamentale importanza per garantire il benessere e la dignità dei lavoratori, compresi coloro che presentano disabilità,  dal momento che per questi ultimi è previsto la elaborazione del progetto di vita.

Si tratta di un progetto studiato ed elaborato da parte di una commissione di esperti. Ha l’obiettivo di “realizzare gli obiettivi della persona con disabilità per migliorare le condizioni personali e di salute nei diversi ambiti di vita, facilitandone l’inclusione sociale e la partecipazione nei diversi contesti di vita su base di uguaglianza con gli altri”.

Sempre secondo il testo del Decreto Dignità “Il progetto di vita tende a favorire la libertà della persona con disabilità di scegliere dove vivere e con chi vivere, individuando appropriate soluzioni abitative”.

L’elaborazione di “un progetto di vita” può essere richiesto da una persona con disabilità, in qualsiasi momento e senza formalità, anche attraverso gli uffici del Comune di residenza, ed è eseguita da un team chiamato “unità di valutazione multidimensionale”.

L’obbligo di abbattere le barriere architettoniche nei luoghi di lavoro è regolamentato dall’articolo 63 del Testo Unico n.81 del 9 aprile 2008, il quale stabilisce che “i luoghi di lavoro devono essere strutturati tenendo conto, se del caso, dei lavoratori disabili.” Ciò significa che i datori di lavoro devono adottare misure e modificare gli spazi di lavoro per garantire che anche le persone con disabilità possano lavorare in modo sicuro e senza mettere a rischio la loro salute. Queste modifiche includono la progettazione di porte, vie di circolazione, scale, servizi igienici e posti di lavoro in modo da tener conto delle esigenze di sicurezza delle persone con disabilità.

Tali obblighi si applicano ai luoghi di lavoro utilizzati dal 1° gennaio 1993 in poi. Per gli edifici utilizzati prima di questa data, il datore di lavoro è tenuto ad adattare i servizi igienici in modo che le persone con disabilità possano accedervi, muoversi all’interno e utilizzarli in modo sicuro.

Tutti i progetti relativi a nuove costruzioni o alla ristrutturazione di edifici, inclusi quelli destinati all’uso abitativo, devono rispettare le prescrizioni tecniche contenute nel Decreto Ministeriale DM 236/89. Questo implica che i criteri di progettazione degli spazi devono tener conto delle dimensioni e degli spazi di manovra necessari per consentire spostamenti agevoli alle persone con disabilità.

Il soggetto richiedente può presentare una propria proposta di progetto di vita, che sarà esaminata assieme all’unità di valutazione.

Al termine degli incontri, il progetto di vita individua:

  • gli obiettivi della persona con disabilità che risultano dall’esito della valutazione multidimensionale;
  • gli interventi individuati nelle seguenti aree: 
    • apprendimento, socialità ed affettività
    • formazione, lavoro
    • casa e habitat sociale
    • salute.

In ogni caso, il progetto di vita deve essere sostenibile nel tempo, ossia ovvero garantire continuità degli strumenti, delle risorse, degli interventi, dei benefici, delle prestazioni, dei servizi e degli accomodamenti ragionevoli, sempre nel rispetto della autodeterminazione del beneficiario.

In questa sede ci soffermiamo sugli interventi individuati nell’AREA FORMAZIONE, LAVORO del Progetto di Vita dove occorrerebbe avviare per il lavoratore disabile un percorso lavorativo personalizzato e condiviso, “criterio imprescindibile per garantire la crescita e la tenuta degli inserimenti nel mercato del lavoro e quindi in linea con i principi base del collocamento”.

Si prevedono due aree di intervento: la prima riguarderà un servizio di scouting aziendale, che sarà affidato alle Agenzie private del lavoro, e la predisposizione di tirocini ad opera dei Centri per l’impiego; la seconda area di intervento prevede l’attivazione di un percorso mirato di formazione breve, attivabile su un’idea progettuale proposta da aziende di medio-grandi dimensioni che aderiscono all’iniziativa, affinché la persona con disabilità acquisisca le necessarie conoscenze e competenze per ricoprire un determinato ruolo.
Percorsi che si traducono in opportunità concrete: da parte del datore di lavoro, in caso di eventuale assunzione al termine del tirocinio, è previsto un incentivo, mentre al termine dei percorsi formativi finanziati, i datori di lavoro sono obbligati ad effettuare inserimenti lavorativi per almeno il 50% dei partecipanti in caso di formazione collettiva e per il 100% in caso di formazione singola. Per garantire pari opportunità di accesso all’istruzione e alla formazione per le persone con disabilità, sono fondamentali misure di supporto e compensazione. La finalità è quella di ridurre qualsiasi ostacolo che possa impedire alle persone con disabilità di poter partecipare pienamente al processo educativo e formativo.