Uno dei primi esempi di umanizzazione delle cure e benessere organizzativo in sanità è stato realizzato nel nostro Paese con l’inaugurazione nel mese scorso della prima “Bottega della Comunità” in provincia di Salerno a Valle dell’Angelo, da parte di ASL Salerno che punta a migliorare i servizi sanitari e sociali offerti ai cittadini, facilitando la condivisione delle informazioni tra i professionisti sanitari per garantire un’assistenza più efficace e personalizzata.
Attraverso questa esperienza che sarà replicata in numerose aree interne del territorio provinciale, ASL Salerno ha applicato in anticipo i principi dettati dalla “Carta di Udine” presentata in occasione degli Stati Generali Itineranti proprio per l’Umanizzazione delle cure e il benessere organizzativo.
“Le Botteghe della Comunità di ASL Salerno, realizzate con i fondi PNRR, ha sottolineato il vicepresidente di Federsanità e direttore generale dell’ASL di Salerno, Gennaro Sosto, non solo modernizzano le strutture, ma creano anche un punto di riferimento per la salute e il benessere della comunità. Esse rappresentano un passo significativo verso un’assistenza sanitaria più accessibile e integrata, attraverso la presa in carico diffusa e multiprofessionale, soprattutto le aree interne della provincia dove lo spopolamento e la distanza con i punti di erogazione dei servizi sanitari mette in discussione il concetto cardine dell’equità per la salute. Una proposta che parte dai Sindaci del territorio e dalla ASL Salerno per combattere lo spopolamento, aumentare il grado di equità del sistema sociosanitario e contrastare le fragilità, arrivando a casa delle persone con la tecnologia e con percorsi integrati di salute chiari e definiti.”
La sanità del futuro è l’umanizzazione delle cure. Una nuova strategia per rispondere ai bisogni di salute della popolazione attraverso un modello che coniuga la prospettiva clinico-assistenziale e quella organizzativo-gestionale, è il messaggio che arriva dai primi “Stati generali itineranti per l’umanizzazione delle cure e il benessere organizzativo”.
L’intento è quello di aprire un dialogo istituzionale sul territorio italiano per affrontare il tema di un servizio sanitario nazionale sostenibile e di qualità che garantisca l’universalità delle cure.
Dagli Stati generali è nata “La Carta di Udine per l’umanizzazione delle cure e il benessere organizzativo”, documento di indirizzo scientifico che rafforza questo impegno.
La Carta è articolata in tre ambiti: l’umanizzazione delle cure in chiave moderna (in 13 punti: umanizzazione delle cure come modello di civiltà; presa in cura della persona nella sua interezza; accogliere storia e narrazione del paziente; promozione della salute e della prevenzione; cooperazione con gli enti del terzo settore; tecnologia al servizio della persona; garantire il benessere organizzativo; favorire l’integrazione tra ospedale e territorio per la continuità del percorso di cura; garantire l’evoluzione del servizio sanitario nazionale; garantire la sicurezza, la sostenibilità e la resilienza); la qualità della cura intesa come assistenza centrata sul paziente, cioè efficace, sicura, accessibile, tempestiva, equa, efficiente; un modello di cura con ricadute pratiche sulle persone attraverso quattro aree: ricerca, formazione, clinico-assistenziale e organizzativo-gestionale, valutazione dei risultati.
L’Umanizzazione delle Cure rappresenta la visione omnicomprensiva del prendersi cura che si articola nella prospettiva relazionale, nella prospettiva tecnico-professionale, nella prospettiva organizzativa e nella prospettiva strutturale. Rispondere ai bisogni di salute della popolazione diventa una strategia d’azione complessa, che richiede la considerazione profonda di diversi temi che necessariamente devono essere integrati fra loro. Pertanto, l’Umanizzazione delle Cure rappresenta, nella sua interezza, diversi significati.
Umanizzazione delle Cure significa mantenere vivo, nelle persone che abbiamo in cura, l’amore per la propria vita oltre che per la propria salute. Questo compito prezioso ed insostituibile è affidato agli operatori sanitari. Essi hanno l’obbligo di suscitare, qualora sia andata persa, o rafforzare, qualora si sia affievolita, la convinzione che ciascuno di noi, seppure in condizioni di fragilità fisica o psichica, rimane un bene insostituibile per la comunità umana. La persona malata, anche se fragile o in condizioni di dipendenza, non per questo vede diminuita la sua dignità, se qualcun altro non ne è la causa.
Umanizzazione delle Cure vuol dire fare esperienza di solidarietà, educare al rapporto intergenerazionale, generando modelli relazionali utili anche al di fuori del contesto sanitario. L’Umanizzazione delle Cure genera fiducia; rappresenta un modello di civiltà e una opportunità di crescita per la società intera.