5 miliardi di persone, secondo l’OMS, entro il 2050, potrebbero essere affetti nel mondo da miopia, la condizione comune in cui gli oggetti lontano appaiono fuori fuoco.
L’allarme è stato lanciato nei giorni scorsi al Senato della repubblica durante un incontro su “La miopia, come affrontarla con i presidi innovativi: le nuove strategie” organizzato alla presenza del presidente SISO, Società Italiana di Scienze Oftalmologica, Teresio Avitabile, per mantenere vivo un dialogo tra istituzioni e professionisti a vantaggio dei miopi, soprattutto in età più giovane.
“Di fronte a questo straordinario fenomeno di oftalmologia sociale occorre avere i piedi per terra hanno evidenziato i portatori di budget in sanità. Ha sottolineato il presidente Avitabile, Non possiamo pensare più di dare tutto a tutti, di pensare di fornire la tecnologia a tutti, parlando proprio di miopia. Dobbiamo, piuttosto fornire almeno lo screening a tutti, arrivare nelle scuole, assicurare visite pediatriche in tempi ragionevoli per far sì che la miopia venga diagnosticata il prima possibile e trattata, se possibile, con nuove tecnologie di cui disponiamo, per tutti”.
Proprio sui rischi di evoluzione miopica nei bambini in Italia e nel mondo, e le opportunità per prevenirli e contenerli è intervenuto Luca Buzzonetti, Primario Oculistica Ospedale pediatrico Bambino Gesù – Roma.
“I rischi sono legati alle patologie che potrebbero insorgere quando il bambino cresce, ha precisato Buzzonetti. I rischi sono legati prevalentemente all’entità della miopia e le possibilità di prevenzione sono legate a uno screening, a una periodicità di controlli e di visite oculistiche che in modo speciale vanno raccomandate a chi ha familiarità per la miopia, che rimane il fattore di rischio principale”.
Un incontro che ha avuto come scopo quello di creare un momento di awareness e di confronto tra stakeholder del settore sulla tematica della miopia con un focus sulla ricerca scientifica e sulle nuove soluzioni oftalmiche per arginare l’epidemia e il grado di miopia.
C’è un problema, in oftalmologia, che sta esplodendo: quella che Paolo Nucci, Ordinario di Oculistica all’Università Statale di Milano, chiama miopidemia: epidemia di miopia.
“Oggi si stima che il 30-35% dei ragazzi di età inferiore ai 14 anni sia miope, in pratica uno su tre, afferma Nucci. Non è una proporzione che possiamo definire normale: è così perché negli ultimi dieci anni il numero dei bambini e degli adolescenti miopi è raddoppiato, con una accelerazione improvvisa negli ultimi due anni. Il che è in linea con la previsione fatta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, secondo cui nel 2050 la metà della popolazione mondiale sarà miope”.
“Le cause? E’ paradossale, ma la miopia sembra una sorta di effetto collaterale dell’istruzione: la cosa è evidente da studi effettuati in Asia. Per esempio a Singapore, dove prima della crescita, del benessere e quindi della scolarizzazione avvenuta negli anni ’80 e ’90, la miopia era molto minoritaria mentre oggi affligge l’80% dei giovani. Percentuali simili in altri Paesi asiatici, specie in Cina. Da noi, sia pure più lentamente, sta succedendo la stessa cosa.
Non è che l’istruzione di per sé faccia male, continua Nucci, è ovvio: però fa male passare troppo tempo concentrati su libri e video a stare pochissimo all’aperto. Stando all’aria aperta, gli occhi si sforzano meno perché devono guardare lontano; non sono costretti all’iperaccomodazione continua come accade davanti a un display.
Ma c’è di più: sembra anche che i raggi del sole stimolino la produzione di dopamina, sostanza in grado di inibire le metalloproteasi, un enzima che rendendo la sclera più elastica favorisce l’allungamento del bulbo oculare e quindi la miopia. Noi oculisti, che siamo sul campo, sappiamo cosa sta succedendo; ma assurdamente non abbiamo dati precisi sull’impennata di miopia infantile, perché nel nostro Paese, e in tutta Europa, non esiste un sistema di sorveglianza epidemiologica della miopia. Il che è grave, perché finché non si hanno le dimensioni del fenomeno si tende a sottovalutarlo e a non mettere in atto contromisure”.
Anche Roberto Caputo, direttore della Oftalmologia all’Azienda Mayer di Firenze condivide le preoccupazione sulla gravità di diffusione della miopia tra gli adolescenti, sottolineando l’importanza della prevenzione.
“Bisogna fare in modo che i ragazzi trascorrino più tempo all’aria aperta – dice Caputo – Teniamo presente, però, che vediamo spesso I giovani col telefonino in mano anche stando fuori di casa. Quindi il consiglio che dò è quello di fare sport, perché è l’unico momento in cui il ragazzo è costretto a lasciare il telefonino. Usare l’occhio per vedere da lontano, inoltre, riduce lo sforzo che normalmente si fa guardando da vicino. Lo sport oltre che far bene al fisico fa bene alla miopia”.
Ma la miopia è più invalidante di quanto sembra: si pensi a quanti lavori che esigono un buon visus – pilota, per esempio o lavori ad alta precisione – non possono essere svolti da chi vede male.
Non solo: al di là delle cinque diottrie si associa a conseguenze patologiche sulla retina, una maggiore incidenza di glaucoma e cataratta. È indispensabile una strategia per prevenire e curare questa patologia: ci vorrebbero visite di screening obbligatorie a partire dai tre anni; scuole che stimolassero le attività all’aria aperta; e infine un più largo uso di terapie, ottiche e farmacologiche – che esistono – in grado di frenarne l’evoluzione.
“Infatti, quando la prevenzione e i comportamenti adatti a evitare l’insorgere della miopia o il suo peggioramento non bastano” – concorda il prof. Scipione Rossi, Segretario SISO e direttore dell’Unità Complessa di Oculistica dell’Ospedale S.Carlo di Nancy di Roma – “possiamo ricorrere a speciali lenti da occhiale che servono per bloccare la progressione della miopia: in associazione a un collirio a base di atropina molto diluita possono bloccarne la progressione. Ma se non si fa nulla, se il difetto non viene scoperto e curato, diventerà miopia degli adulti, con tutti i costi sociali che comporta”.