“Un servizio sanitario sicuro deve coinvolgere operatori, professionisti e cittadini. Numerose evidenze dimostrano infatti che, quando i pazienti sono attivamente coinvolti nella gestione della propria salute, si ottengono significativi vantaggi sia in termini di sicurezza che in esiti di salute“. 

Così Fabrizio d’Alba (nella foto) presidente nazionale di Federsanità e Dg dell’AOU Policlinico Umberto I di Roma, in occasione della VI Giornata mondiale della sicurezza dei pazienti, istituita dall’OMS.

 “Il tema scelto per questa edizione del 2024 mette al centro il miglioramento della diagnosi assistenziale quale nuova frontiera della si curezza del paziente. L’OMS – ha sottolineato d’Alba – ci invita ad uno sforzo per ridurre in modo significativo gli errori diagnostici attraverso interventi radicati nei processi, nei fattori umani e nel coinvolgimento attivo dei pazienti, delle loro famiglie, degli operatori sanitari. La sicurezza in sanità, infatti, è il risultato di una strategia integrata e coordinata tra professionisti della salute di diversa estrazione che vede al centro la persona e l’esito delle attività ad essa rivolte. Insieme, ad ogni livello istituzionale, dobbiamo mettere in atto azioni che valorizzino la centralità della persona assistita nella programmazione delle scelte, nella ferma convinzione che solo il coinvolgimento dei pazienti nel processo assistenziale e di cura sia elemento imprescindibile in un servizio sanitario pubblico innovativo e orientato al miglioramento continuo. La sicurezza è centrale nella vita delle nostre comunità, ma ancor più nella nostra attività di operatori della salute pubblica, attori costanti di sicurezza. Innalzare il livello di attenzione e prevenzione è per noi dovere etico, non solo giuridico, e fine ultimo di ogni nostro atto a tutela dei pazienti”. 

Il Presidente D’Alba sulla questione delle aggressioni in sanità ha dichiarato:“Dobbiamo dare un segnale ai nostri professionisti, il sistema Paese li considera come qualcosa di prezioso e prevede un sistema di regole che li tuteli”

“Chi accede in un pronto soccorso deve aver rispetto del luogo e di chi ci lavora. Ma la militarizzazione, altra proposta avanzata in questi giorni, se la viviamo come potenziamento dei posti di polizia nei pronto soccorso va bene, ma non possiamo ‘chiuderci’. Il Ddl sul Daspo? Credo però che si leda un diritto costituzionale dei cittadini. Qui il tema è alzare il livello delle pene per chi si macchia di crimini, anche con lo strumento dell’arresto differito. Dobbiamo dare un segnale ai nostri professionisti, il sistema Paese li considera come qualcosa di prezioso e prevede un sistema di regole che li tuteli“. Lo spiega all’Adnkronos Salute Fabrizio d’Alba, presidente di Federsanità e direttore generale del Policlinico Umberto I di Roma.

“Oggi ritorniamo sul tema delle aggressioni che purtroppo – sottolinea – non è mai uscito dall’agenda. L’evento che si è consumato al Policlinico di Foggia ai danni degli operatori sanitari va oltre questo fenomeno perché ha delle sfaccettature di delinquenza. Quanto accaduto a Foggia rilancia il problema ed è evidente che si deve alzare il livello e la forza delle risposte da mettere in campo – prosegue d’Alba – Rispetto alle proposte che sono emerse non ne scarterei nessuna a priori, vanno analizzate. Io sono un tecnico della sanità che oggi presiede un’associazione che mette insieme le aziende sanitarie e i Comuni: non dobbiamo toglierci dalla mente che come aziende del Servizio sanitario nazionale dobbiamo sempre essere aperte con i nostri pronto soccorso e accogliere i cittadini. Ci approntiamo e interfacciamo in un momento di problematicità e fragilità della popolazione e non possiamo limitare gli accessi alle strutture sanitarie, come paventato da qualcuno”.

Federsanità e Fiaso stanno portanto avanti un tavolo congiunto sui grandi temi della sanità pubblica, tra cui anche quello delle aggressioni agli operatori. “Occorre contestualizzare gli interventi – precisa d’Alba – creare le condizioni affinché nei luoghi di assistenza si riduca il fenomeno delle violenze, ma anche verbali. Capire dove sono ‘figli’ di disagi e di altri ordini di problemi, perché c’è una responsabilità ampia che va oltre la sanità e richiede risposte assolutamente strutturare. Noi ci impegniamo a portare al Governo alcune proposte concrete. Oggi molti degli interventi fatti nel recente passato sul tema delle misure contro le aggressioni non si conoscono e non sono plasticamente visibili. Cosa diversa è se le forze dell’ordine intervengono e con l’aiuto delle immagini delle nostre telecamere vanno a casa di chi ha commesso il fatto e lo arrestano. C’è una forza di deterrenza più alta” rispetto alle ammende.

All’Umberto I siete riusciti in questo lavoro? “Nell’ultimo periodo stiamo riscontrando un miglioramento, il posto di polizia è diventato fisso e 24 ore su 24. E nel tempo abbiamo organizzato iniziative dedicate alla formazione del persone sulle tecniche di dissuasione dell’escalation di aggressività dei pazienti. Non ha risolto il problema, ma ci ha dato qualche risultato”, conclude d’Alba.