Copertura degli organici degli operatori sanitari,  adeguamento degli spazi e dei tempi nelle strutture sanitarie  e revisione organizzativa dei soggetti chiamati a gestire la prevenzione e la sicurezza negli  ambienti di lavoro, ricorrendo alla designazione di più “preposti”, al momento  sono le criticità evidenziate dalla FNOMCeO, Federazione Nazionale Ordini Medici Chirurghi ed Odontoiatri, nel corso della sessione dedicata alle cd “aggressioni in sanità” durante il primo congresso della Commissione Nazionale Albo dei Tecnici della Prevenzione negli ambienti di vita e nei luoghi di lavoro, TPALL, presieduta da Maurizio Di Giusto (nella foto), svoltosi a Roma qualche giorno fa nell’Auditorium Antonianum alla presenza di circa 800 operatori del settore.

 Esprimendo piena condivisione al Decreto del Consiglio dei Ministri che introduce, tra l’altro, anche l’arresto in flagrante differito per gli autori di violenze nei confronti di operatori sanitari, FNOMCEO attraverso il suo presidente Filippo Anelli (nella foto), ha sottolineato che non c’è più tempo da perdere per procedere alla realizzazione di quanto evidenziato durante l’evento organizzato dai TPALL, situazioni emerse, peraltro, già nel 2018 dal questionario promosso proprio dall’organismo nazionale dei medici insieme a Federsanità ANCI, sull’applicazione della Raccomandazione n.8/2007 del Ministero della Salute e  comuni un po’ a tutte le ASL e Aziende Ospedaliere che parteciparono alla rilevazione.

In primo luogo è prepotentemente di attualità il percorso lanciato nel 2004 dal Ministro della Funzione Pubblica Lugi Mazzella quando fu promulgata la direttiva sulle Misure finalizzate al miglioramento del Benessere Organizzativo nelle Pubbliche Amministrazioni. In quella occasione nessuna struttura sanitaria  dichiarò di aver attivato iniziative tendenti al cosiddetto “benessere organizzativo”, invocato in più occasioni,  anche dal neopresidente di Federsanità Fabrizio D’Alba (nella foto).

Nel documento della Funzione Pubblica, infatti,  si definiscono le azioni per raggiungere obiettivi di efficacia e di produttività per realizzare e mantenere il benessere fisico e psicologico delle persone, attraverso la costruzione di ambienti (anche fisici) e relazioni di lavoro che contribuiscono al miglioramento della qualità della vita e delle prestazioni.

Il Ministero della FP considerava elementi di fondamentale importanza, oltre alla sussitenza di un clima organizzativo che stimolasse la creatività e l’apprendimento, la garanzia dell’ergonomia e della sicurezza degli ambienti di lavoro. Tutto questo avrebbe contribuito, secondo il Ministero, a scongiurare quel “disagio lavorativo”, alla base, come si è visto, dei fenomeni di stress, incomprensioni, violenze e aggressioni.

Il disagio lavorativo, infatti,  qualunque forma assuma, ha alla sua base un accumulo di stress psicosociale, che va eliminato nel rispetto della legge 4/2021 sulle violenze sul posto di lavoro, attraverso una valutazione attenta da integrare nel Documento della Valutazione dei Rischi (DVR). Ciò indica che il lavoratore cede quando viene colpito non solo nelle sue attività lavorative ma anche nello svolgimento della vita sociale associata alla professione.

Le aree da considerare, per una valutazione dello stress psicosociale il più possibile completa, dovrebbero essere almeno tre: 1. fattori di rischio fisici e oggettivi dovuti all’ambiente di lavoro, alle misure di sicurezza da rispettare, alle attrezzature; 2. fattori di rischio tecnici ed organizzativi (gestione dei turni, qualità della comunicazione, ecc); 3. rischio psicosociale (assenteismo, turn over elevato, vertenze lavorative, ecc.). 

A confermare la necessità di adeguare  gli spazi e i tempi in ambito sanitario occorre poi considerare la particolare complessità di un’organizzazione dedicata a curare pazienti  in funzione delle implicazioni sociali, umane, oltre che economiche, che derivano dalla sua gestione, utilizzando in questa fase favorevole,  i fondi PNRR.

La struttura sanitaria ha caratteristiche organizzative singolari e precipue: l’autonomia medica, le forme di cooperazione, in genere contingenti e flessibili, con relazioni più caratterizzate da lateralità che da linee gerarchiche, la frammentazione tra molteplici comunità. In essa non va trascurato un sistema di videosorveglianza generale, come auspicato anche dal recentissimo Decreto del CdM e particolare attraverso le Body Cam, il cui acquisto già è stato avviato da alcune ASL, tra cui ASL Salerno, grazie alla lungimiranza del direttore Generale Gennaro Sosto (nella foto), vice presidente di Federsanità.

Un’organizzazione sanitaria che intende interpretare l’attualità della realtà deve essere progettata per interagire validamente con la complessità: i dilemmi della medicina, l’evoluzione delle professioni sanitarie, la velocità dell’innovazione scientifica e tecnologica, i limiti economici e finanziari, le ragioni etiche, la responsabilità sociale. Ogni struttura sanitaria costituisce un sistema basato su valori fondantiefficaciaefficienzainnovazioneaccoglienza e sicurezza e articolato in 3 sottosistemi: organizzazione, risorse umane, tecnologie.  Gli edifici ed i locali appartengono al sottosistema “tecnologie” e determinano la performance del sistema intero. 

Il compito della progettazione strategica è quello di considerare tutti e tre i sottosistemi, comprendendo le esigenze del singolo sottosistema e delle ricadute sugli altri, per il raggiungimento di un risultato capace di esprimere efficacia, efficienza e sicurezza.

L’approccio progettuale alla sicurezza dei pazienti, ad esempio, si arricchisce considerando importanti fattori ulteriori a quelli noti alla cultura igienistica ospedaliera tradizionale: la consapevolezza che gli operatori sono fallibili, la considerazione dell’importanza della comunicazioni tra curanti e tra pazienti e curanti, l’importanza della partecipazione dei pazienti e dei familiari.

La progettazione strategica assume una prospettiva salutogenetica, mentre la progettazione tradizionale  si arresta alla sola prospettiva patogenetica. La progettazione strategica pensa agli spazi considerando non solo la componente cognitiva, ma anche quella affettiva delle persone, curanti e curate, fattore che determina l’attribuzione del valore ed ha effetti sulle performance cliniche e gestionali.

Gli attori e i fruitori delle attività a cui uno spazio sanitario è dedicato non solo devono essere posti al centro del processo di progettazione, ma possono parteciparvi in modo maturo e consapevole.  Gli spazi hanno un rilevante impatto sui risultati sia in termini di salute sia di sicurezza. Ad esempio, è noto come luce, colori, vista e rumore possano indurre stimoli emozionali di opposto segno a seconda che siano integrati in un progetto mirato oppure lasciati al caso, con influenze rilevanti sul grado di attenzione di chi opera o su comportamenti maggiormente orientati ad atteggiamenti collaborativi e a migliori relazioni tra curanti e pazienti. Le carattersitiche di uno spazio sanitario possono essere migliorate attraverso l’inserimento di elementi  direttamente efficaci (connotati fisici dell’ambiente capaci di ridurre potenziali rischi per pazienti e personale) e indirettamente efficaci (caratteristiche in grado di facilitare l’adozione di pratiche sicure).

Una progettazione orientata allo sviluppo della sicurezza dei pazienti può agire quindi anche come strumento di miglioramento della cultura organizzativa.

Per finire, sarebbe opportuno nel comparto sanità, da parte dei datori di lavoro, designare un preposto in ciascuna area a rischio aggressioni, utilizzando i compiti rinnovati e le responsabilità ad esso assegnati dalla legge 215/2021.

Attraverso le funzioni ad essi riconosciute, di sovrintendere, vale a dire verificare il regolare svolgimento delle attività nel rispetto delle norme di salute e sicurezza sul lavoro, e di sorvegliare, vale a dire esercitare un controllo assiduo e diretto a scopo di difesa, il preposto riesce ad avere un ruolo proattivo, cioè di chi opera con strumenti utili a percepire anticipatamente i problemi o i cambiamenti futuri al fine di pianificare le azioni opportune in tempo per evitare anche infortuni e violenze.