A circa 8 anni di distanza della disposizione che prevedeva la definizione dei requisiti igienico-sanitari di carattere prestazionale degli edifici è finalmente approdato in Conferenza Stato-Regioni lo schema di regolamento predisposto dal Ministero della Salute.

Si tratta, senza dubbio, di un regolamento indispensabile e atteso, ha sottolineato l’Osservatorio sulle Malattie Occupazionali e Ambientali dell’Università degli Studi di Salerno, visto che l’ultimo intervento normativo vigente in materia risale al Decreto Ministeriale Sanità 5 luglio 1975 (che innovava, a sua volta, le istruzioni ministeriali del 1896, concernenti la compilazione dei regolamenti locali sull’igiene del suolo e dell’abitato e che si affiancava al Testo Unico in materia di leggi sanitarie di cui al Regio Decreto 27 luglio 1934, n. 1265.

Il nuovo regolamento, avrà un notevole impatto sui progettisti, considerato che questi ultimi, ai sensi di quanto previsto dalla normativa, sono tenuti a produrre l’asseverazione allegata all’istanza del permesso di costruire che deve riguardare anche la conformità del progetto alle norme igienico-sanitarie e quelle relative all’efficienza energetica ed in materia di segnalazione certificata in materia di agibilità, circa il rispetto dei requisiti di igiene, salubrità e risparmio energetico. Con esso sarà generato da parte dei Comuni un adeguamento obbligatorio dei propri strumenti di riferimento locali.

Da molti l’Igiene edilizia è oggi considerata un fanalino di coda della sanità pubblica, ritenendo erroneamente che il contributo dell’igienista nel garantire “edifici sani” sia marginale e che si tratti di pratiche obsolete o scarsamente efficaci, sostengono in una interessante riflessione Daniela D’Alessando e Antonio Faggioli, studiosi e docenti di Igiene e Sanità Pubblica.

Ciò è, in parte, comprensibile, in quanto si tratta di un’area di lavoro complessa a forte connotazione interdisciplinare, che, per poter fornire risposte efficaci, necessita del contributo di competenze tecniche e professionali diverse.

In realtà il ruolo dell’Igiene edilizia è molto chiaro se si considera quanto emerso dalle numerose ricerche svolte negli ultimi anni e dall’aumentato interesse verso questo tema da parte dell’OMS, ha sottolineato Gennaro Sosto, componente direttivo nazionale Federsanità, direttore generale ASL Salerno e Presidente Federsanità ANCI Campania, che include le condizioni di vita quotidiana tra le principali cause di disuguaglianze nella salute, valutata nei programmi dei Dipartimenti di Prevenzione delle ASL italiane,

Nel nostro Paese le condizioni abitative evidenziano grandi disparità, in funzione della classe economica e della nazionalità della popolazione, ha aggiunto Sosto. Fenomeni quali la crisi economica, l’aumento della popolazione anziana, le separazioni coniugali e l’immigrazione hanno ampliato la fascia di popolazione in condizioni critiche e di povertà. Ciò implica la coesistenza, soprattutto nelle grandi città, di alloggi moderni ed alloggi fatiscenti, problemi igienici del passato (es.: baraccopoli sovraffollate prive di acqua potabile, riscaldamento, ecc) e nuovi problemi, rendendo quanto mai puntuale il bisogno di prevenzione primaria, di vigilanza igienico-sanitaria e di denuncia di situazioni di pericolo per la salute dei cittadini, soprattutto bambini ed anziani.

Il disagio psico-sociale, accentuato dalla povertà, influenza anche il livello di sicurezza dei quartieri e ne condiziona la fruibilità da parte della popolazione. Le scarse risorse destinate alla manutenzione e al recupero, aggravate spesso da un’impropria modalità d’uso della casa, estendono i problemi di sicurezza all’abitazione, con conseguenti rischi strutturali, impiantistici e tossici. Infine, i cambiamenti climatici degli ultimi anni, che hanno portato alle temperature estreme, pongono non pochi problemi di equilibrio nella progettazione, costruzione ed utilizzo degli edifici, dovendo soddisfare da un lato le esigenze di sostenibilità energetica e dall’altro di sicurezza dei cittadini. Queste esigenze di sicurezza, spesso non trovano risposta nei sistemi di certificazione energetica, più attenti alla sostenibilità, che alla sicurezza sanitaria.

A queste problematiche più tecniche va aggiunta la scarsa e/o scorretta informazione ai cittadini, spesso disorientati sulle misure preventive da adottare e sulle scelte ecologiche più appropriate. Ma, in definitiva, cosa si intende oggi con la dizione “casa sana”? L’OMS, in una recente consultazione internazionale alla quale hanno partecipato esperti provenienti da 18 paesi, è giunta alla conclusione che un’abitazione può essere definita “sana” se è in grado di promuove il benessere fisico, sociale e mentale dei suoi occupanti attraverso una progettazione, costruzione, manutenzione e collocazione territoriale tali da supportare un ambiente sostenibile ed una comunità coesa.